Storia di una vita Vivilight

Storia di una vita ViviLight

Storia di una vita Vivilight: da leggere perché è cibo per l’anima!

Credevo che il mio problema fossero solo le macerie nel mio cuore. Credevo che la fine della mia relazione con M. mi avesse distrutta, sì, ma non ho mai capito davvero quanto. Almeno fino ad oggi.

Certe volte si ha la verità avanti agli occhi ma comunque questa appare invisibile. E’ vero, ho perso tanto peso, ma non perché volevo perderlo, non all’inizio almeno. Diciamo che ritenevo il dimagrimento un piacevole effetto collaterale in una situazione schifosa. Come il premio di consolazione all’ultimo arrivato.

Che poi, diciamolo, depressa come sono, dimagrire mi fa piacere, ma quello che posso definire piacere è relativo.
Passo le mie giornate come un automa al lavoro, rispondendo al telefono come se invece di me, un essere umano, ci fosse un disco registrato. Il mio cuore spezzato mi ha resa quasi inumana.
Alla fine ho ceduto ed ho fatto ciò che mia mamma mi implorava di fare da mesi. Sono andata a parlare con una psicologa.

E’ stata dura, ma solo i primi due minuti. Non sapevo cosa dire e, seduta su quella sedia (ed io che mi immaginavo un comodo divano su cui stendermi) scomoda e fredda, mi tormentavo le mani. Non ricordo nemmeno quale sia stata la domanda che ha aperto le porte della mia coscienza.

Ma ho iniziato a parlare e i restanti 50 minuti sono volati in un battibaleno. Poi c’è stata la seconda seduta, decisamente migliore della prima, anche se all’inizio l’imbarazzo c’è sempre. Ma alla terza, cioè solo ieri, ho avuto una “rivelazione” abbastanza scioccante.
Ok, per quattro mesi ho mangiato poco e niente, anzi niente, ma non è stata una mia scelta. Io non avevo fame e solo l’odore del cibo mi dava il voltastomaco. Sono stati i pianti di mia madre, forse consapevole lei più di me di cosa mi stavo facendo, a convincermi a fare qualcosa per me.

Anoressia nervosa.

Credo non piangessi così da tanto tanto tempo. Un pianto non solo di dolore, ma di disperazione, di paura, di tormento, di sorpresa. Una rivelazione che è stata peggio di uno schiaffo sul viso.
La dottoressa mi ha fatto promettere che per la prossima settimana le avrei portato il mio diario alimentare. Perché lei vuole che prima di tutti io capisca di avere un problema. E lei crede che vedere nero su bianco cosa sto facendo a me stessa, la punizione che mi sto infliggendo, potrò iniziare il mio processo di guarigione.

Io non so ancora se ci credo del tutto. So che chi è anoressico è magro, ma io ho ancora tanti kg da perdere. Forse non tanti come all’inizio, ma comunque sono tutti meno che pelle ed ossa. E se non mangio è solo perché non ho alcuna fame e mi basta anche solo una mela per saziarmi, le rare volte in cui riesco a mangiare qualcosa.
Mi ha anche detto che dopo dovrò andare da un nutrizionista. Io? Li ho sempre detestati. Tutte quelle diete assurde, piene di privazioni assurde le ho sempre odiate. E, ad oggi, non so nemmeno se riuscirei a mangiare un piatto di pasta senza sentirmi male.
Intanto che scrivo si è fatta sera, ed è tempo che inizi a prepararmi per il mio workout. Con Workout Italia ho imparato a correre e finalmente sono arrivata a correre un’ora senza mai fermarmi. Dopo mi aspetta una sessione di pesetti, visto che odio le mie braccia. Grasse e davvero orribili alla vista.

A tutto il resto penserò domani.

Non è una storia in grado di toccare il cuore e far riflettere? Ecco perché noi di ViviLigt abbiamo pensato di condividerla: perché siamo certi possa far bene a moltissime persone.

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